
LA SACRA CRISI: IL FUTURO DEL LAVORO E
LA CENTRALITÁ DELLE PERSONE
DAL SOGNO ALLA REALTÁ: COME DARE FORMA A UN NUOVO FUTURO DEL LAVORO
Ogni sogno autentico nasce come un sussurro sottile, un’intuizione che chiede ascolto. Dare forma a quel sussurro significa attraversare territori inesplorati, mantenendo viva la scintilla dell’intento e la chiarezza della visione. Ma come trasformare un’ispirazione in un progetto reale e radicato? E come dare nuova energia e slancio a ciò che già esiste, affinché cresca e trovi la sua piena espressione?
Parto da queste parole di Lorenzo Campese per interrogarmi sul futuro del lavoro, a partire da ciò che la mia lunga esperienza nelle organizzazioni – unita a quella del team con cui collaboro – mi suggerisce.
LE GRANDI SFIDE DEL MONDO DEL LAVORO
Il futuro del lavoro, oggi, è segnato da sfide epocali. Ne cito alcune:
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L’impatto dell’intelligenza artificiale, che potrà diventare una validissima assistente al servizio delle persone o, al contrario, dilagare come “ubbidienza artificiale”, rendendoci sempre più uniformi, con un pensiero colmo di stereotipi e pregiudizi.
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Lo sviluppo dei modelli organizzativi, che potranno trasformarsi in sistemi dove le persone siano davvero – e non solo a parole – al centro della vita organizzativa. In alternativa, potremmo assistere alla stagnazione di modelli gerarchici o, cosa assai probabile, a una situazione a macchia di leopardo, fatta di timidi tentativi illuminati circondati da aziende ancora ancorate alla logica del “previsione e controllo”.
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La leadership: diventerà una funzione di sviluppo, facilitando il diritto di ogni persona a realizzarsi, oppure rimarrà una forma aggiornata di amministrazione del personale?
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Le differenze individuali (di età, genere, istruzione, predisposizione…) verranno comprese e “messe a valore” come risorsa o continueranno a essere percepite come ostacolo? Gli uomini e le donne di 30, 40, 50, 60 anni: di cosa hanno bisogno per restare motivati e offrire un contributo significativo?

LA CONTRADDIZIONE DEL NOSTRO TEMPO
Viviamo una forte ambivalenza:
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da un lato, l’invito costante a correre, fare tanto, fare bene, non fermarsi mai, restare connessi e performanti;
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dall’altro, persone stanche, stressate, in burnout. Grandi dimissioni, quiet quitting, infortuni sul lavoro, precarietà, turni insostenibili.
Tutto questo accade in un mondo segnato da guerre e da un pianeta in profonda sofferenza, che ci riflette – volenti o nolenti – le conseguenze delle scelte fatte finora.
LA SACRA CRISI COME POSSIBILITA’
Definisco tutto questo “la sacra crisi”, come suggerito da Kai Romhardt. Una crisi è “sacra” quando non ci abbatte ma ci apre a nuove possibilità e prospettive, accelerando lo sviluppo umano e professionale.
Spesso arriva dopo aver sottovalutato campanelli d’allarme: segnali fisici, emozioni come rabbia o delusione, eccessiva stanchezza o dinamiche relazionali disfunzionali.
TORNARE A SOGNARE
Per rispondere a questa crisi, credo che occorra tornare a sognare, immaginare, e – per chi può – contribuire a costruire un mondo migliore, dove le persone siano viste, ascoltate, valorizzate per le risorse, le diversità e le fragilità che portano.
UNA PROPOSTA CONCRETA: IL COUNSELING ORGANIZZATIVO EURISTICO RELAZIONALE
Insieme al mio team, portiamo nelle organizzazioni interventi di counseling organizzativo euristico relazionale con obiettivi diversi ma un’unica finalità: il benessere delle persone e dell’organizzazione.
Ecco alcuni elementi che caratterizzano questi interventi (approfonditi nel testo Counseling Organizzativo, Pensa Multimedia, 2024):
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Autenticità: aiutiamo le persone a diventare consapevoli di bisogni, desideri, pensieri e comportamenti, a condividerli nel team, mediare quando serve e trovare soluzioni alternative.
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Respirare: nelle organizzazioni si vive spesso in “apnea”. Reintrodurre il respiro significa connettersi a sé stessi e agli altri, scoprendo affinità piuttosto che divisioni.
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Ascoltare: l’ascolto profondo – di sé, degli altri, del “cuore” dell’organizzazione – è una chiave evolutiva. Ascoltare parole, emozioni, bisogni e “non detti” genera cambiamento.
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Creare: la creatività è centrale. Rompe gli schemi ripetitivi, porta innovazione e consente di rileggere ruoli, relazioni e possibilità di trasformazione.
Il lavoro della/del counselor organizzativa/o è complesso, impegnativo e appassionante. Da otto anni realizziamo un corso di alta formazione in cui è possibile apprendere principi, strumenti e metodi per svolgerlo in modo efficace.
Il percorso è rivolto a:
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coach, consulenti, counselor, formatori;
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facilitatori, manager, imprenditori;
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chiunque desideri strumenti concreti per accompagnare l’evoluzione delle persone e delle organizzazioni
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chi vuole contribuire a un cambio di paradigma culturale e organizzativo, favorendo l’emersione di una nuova consapevolezza.


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